L'ipotermia indotta aggiunta alla terapia standard non era associata a esiti significativamente migliori a 90 giorni rispetto alla sola cura standard nei pazienti con stato epilettico convulsivo.
Lo stato epilettico convulsivo si traduce spesso in danno neurologico permanente.
È stato valutato l'effetto della ipotermia indotta sugli esiti neurologici nei pazienti con stato epilettico convulsivo.
Un totale di 270 pazienti critici con stato epilettico convulsivo che ricevevano dalla ventilazione meccanica a ipotermia ( da 32 a 34°C per 24 ore ) in aggiunta alla terapia standard o alla terapia standard da sola, ha preso parte allo studio.
Sono stati inclusi nell'analisi 268 pazienti.
L'esito primario era un buon risultato funzionale a 90 giorni, definito come un punteggio Glasgow Outcome Scale ( GOS ) di 5 ( range da 1 a 5, dove 1 rappresenta la morte e 5 rappresenta nessuno o minimo deficit neurologico ).
I principali esiti secondari erano la mortalità a 90 giorni, progressione a stato epilettico confermato con l’elettroencefalogramma ( EEG ), stato epilettico refrattario al giorno 1, stato epilettico super-refrattario ( resistente all’anestesia generale ), e sequele funzionali al giorno 90.
Un punteggio GOS di 5 si è verificato in 67 dei 138 pazienti ( 49% ) nel gruppo ipotermia e in 56 dei 130 pazienti ( 43% ) nel gruppo di controllo ( odds ratio comune aggiustato, OR=1.22; P=0.43 ).
Il tasso di progressione a stato epilettico EEG-confermato nel primo giorno è risultato più basso nel gruppo ipotermia rispetto al gruppo di controllo ( 11% vs 22%; OR=0.40; P=0.009 ), ma non vi sono state differenze significative tra i gruppi negli altri esiti secondari.
Gli eventi avversi erano più frequenti nel gruppo ipotermia rispetto al gruppo di controllo.
In conclusione, l'ipotermia indotta aggiunta alla terapia standard non è risultata associata a esiti significativamente migliori a 90 giorni rispetto alla terapia standard da sola nei pazienti con stato epilettico convulsivo. ( Xagena2016 )
Legriel S et al, N Engl J Med 2016; 375: 2457-2467
Neuro2016